
Il piano finanziario della Commissione Europea preoccupa Confcooperative
L’entità dei tagli previsti dal nuovo piano finanziario presentato nei giorni scorsi dalla Commissione Europa preoccupa Confcooperative in quanto metterebbe a rischio l’economia sociale.
Il piano riduce infatti di oltre 80 miliardi di euro le risorse per l’agricoltura, un comparto in cui le cooperative italiane generano il 25% dell’agroalimentare Made in Italy. La pesca vede i fondi scendere da 6 a 2 miliardi, colpendo un settore in cui le cooperative rappresentano l’80% della produzione nazionale.
Nel corso del Festival Nazionale dell’Economia Civile di Firenze, il Presidente di Confcooperative Maurizio Gardini ha ben evidenziato la sua grande preoccupazione affermando che «Trattori ed economia sociale non sono in competizione con i carrarmati»
Il peso della cooperazione italiana è tutt’altro che marginale: 60mila cooperative, 1,3 milioni di addetti, 12 milioni di soci e 160 miliardi di euro di fatturato complessivo, pari all’8% del Pil. Confcooperative da sola riunisce 16mila imprese con 550mila lavoratori (il 61% donne) e 82 miliardi di euro di ricavi, contribuendo da sola al 4% del Pil.
Una forza globale quella del movimento cooperativo europeo che conta 176mila imprese, 4,7 milioni di lavoratori e 141 milioni di soci, pilastro dell’economia sociale. Mentre a livello mondiale le cooperative contano 3 milioni di imprese, 280 milioni di lavoratori e 1 miliardo di soci: le 300 cooperative più grandi fatturano 2.400 miliardi di dollari, equivalenti, se fossero uno stato, a una potenza economica.
«Le cooperative, motore dell’economia sociale europea, meritano ben altra considerazione da parte delle istituzioni comunitarie» ha detto Gardini concludendo il suo intervento.
Sulla questione si è espressa anche la Presidente di Confcooperative Sardegna Maria Grazia Patrizi che ha affermato «Le parole del Presidente Gardini non possono che essere condivisibili, e condivido in senso assoluto anche un altro passaggio, vale a dire che per rilanciare il modello cooperativo bisogna ripartire dai territori e dalle comunità e inoltre, altro concetto importante, che la cooperazione arriva con i propri servizi e le proprie professionalità dove le istituzioni non riescono più ad arrivare come ad esempio nell’ambito della sanità, della scuola e del sociale»
Ulteriori approfondimenti sono disponibili nel sito Confcooperative
Cagliari, 8 ottobre 2025